"Casa di reclusione” recita il cartello posto all’ingresso della fortezza medicea del 1300 che ospita il carcere di Volterra.

ll poeta russo Josif Brodskij, ha definito la prigione "una limitazione di spazio, compensata da eccesso di tempo". 

Tutti i sinonimi che designano l'edificio carcerario sottolineano soprattutto l'aspetto punitivo (casa di pena, penitenziario, galera) e di privazione dello spazio (cella di custodia e detenzione, gattabuia), ma non il concetto di tempo, che assume un significato  completamente diverso per chi sta dentro il carcere, rispetto a chi sta fuori.   Oltre ad insistere sull'aspetto rieducativo  dell'esperienza carceraria, credo sia molto importante creare un raccordo tra la vita da recluso ed il mondo esterno, in modo da  utilizzare il tempo infinito della prigione per costruire qualcosa per il tempo della libertà.
Dai tempi di Cesare Beccaria (
Dei delitti e delle pene, 1764), l'educazione ha assunto un ruolo primario nella prevenzione della criminalità e nel recupero del reo, anche se le condizioni strutturali ed ambientali delle nostre carceri (sovraffollamento, personale insufficiente, mancanza di igiene e assistenza sanitaria inadeguata), non sono cambiate nel tempo, come documentano interventi di associazioni umanitarie e dossier in merito (1).

Fra le inizitive di recupero sociale attuate dall'amministrazione penitenziaria, oltre al teatro in carcere, attivato a partire dagli anni '80 (2) ed al giornalismo carcerario delle "Voci dentro" (3), vorrei segnalare il progetto “Cene galeotte” (4) realizzato dal Ministero di Grazia e Giustizia nel carcere di Volterra,  finanziato da Unicoop Firenze con il contributo della locale Fisar - Federazione Italiana Sommelier Albergatori Ristoratori (5).

Si tratta di un'inziativa significativa per la sua continuità e per i risultati che, oltre alla gratificazione dei detenuti (retribuiti da  Unicoop), hanno portato alla qualificazione professionale dei reclusi, tanto che una decina di loro ha trovato impiego nella ristorazione locale.

Ogni anno infatti dal 2007 si svolgono delle cene mensili nel particolare ristorante allestito l'interno della struttura penitenziaria: la Fisar cura il servizio vini selezionando le aziende vinicole che offrono i loro prodotti in abbinamento alle portate, chef esperti guidano i detenuti nella preparazione del menù, curato in collaborazione con un giornalista enogastronomico. Il progetto inoltre ha anche scopi benefici, visto che il ricavato delle "cene galeotte" viene integralmente devoluto e nel 2012 è andato alla campagna internazionale “Il Cuore si scioglie”  (6) per la realizzazione di progetti umanitari.

Stima, educazione, retribuzione del lavoro, rispetto sono le parole che circolano intorno all'iniziativa e che donano speranza fuori e dentro il carcere.

(1) cfr. gli interventi dell'Associazione Antigone (http://www.osservatorioantigone.it/) ed in particolare le visite nelle carceri italiane durante l'appena trascorsa caldissima estate http://www.osservatorioantigone.it/index.php?option=com_content&task=view&id=2558&Itemid=1
Per il dossier dei Radicali sulla situazione carceraria italiana cfr. http://old.radicali.it/view.php?id=7591

(2) Un'intera compagnia di detenuti recita nel film dei Fratelli Taviani "Cesare deve morire" vincitore del 62° Festival del Cinema di Berlino.
Per il teatro in carcere cfr.
http://www.giustizia.it/giustizia/it/mg_2_3_8_6.wp
(3) I giornali del carcere http://www.giustizia.it/giustizia/it/mg_2_3_8_7.wp
(4)
http://www.cenegaleotte.it/
(5) http://www.fisarvolterra.it/
(6) www.ilcuoresiscioglie.it