Ci sono Paesi in cui lo stupro è parte della strategia di guerra e forme tremende di violenza fisica contro le donne di qualsiasi età (mutilazioni, prostituzione forzata) o prevaricazioni sessuali e riproduttive (gravidanza imposta oppure aborto selettivo in India ed in Cina) (1) rappresentano fatti comuni e non eccezionali. Nel libro “Lo stupro come arma di guerra in Africa(2) Pauline Aweto Eze, nigeriana e consulente del’OIM (Organizzazione Internazionale delle Migrazioni), individua alcuni elementi peculiari delle violenze di genere perpetrate in Africa, quali ad esempio lo stupro pubblico e di donne incinte, l’elevata brutalità e la diffusione intenzionale dell’AIDS.

Negli Stati occidentali industrializzati e pseudo-civili, dove peraltro qualche conquista è stata raggiunta grazie alle battaglie femministe per l'aborto e l'autodeterminazione della donna, la violenza di genere (3) è meno manifesta (maltrattamenti ed abusi dentro le mura domestiche) o appare in forme subdole (atteggiamenti persecutori, ricatti psicologici, discriminazione nei luoghi di lavoro).

Eppure l'escalation di "femminicidi" nel mondo occidentale ed in particolare in Italia, ha acceso i riflettori sul fenomeno, sensibilizzando persone e governi sulla necessità di interventi legislativi ed educativi in una società ancora molto lontana dalla reale tutela di genere, dall'emancipazione della donna e dal raggiungimento della parità fra i sessi.

Il 28 maggio la Camera dei deputati italiana ha approvato all’unanimità la ratifica della Convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne (4) ed ora spetta al  Senato completare l’iter legislativo: la Convenzione intende tutelare le donne contro qualsiasi forma di violenza, anche quella domestica attraverso un quadro normativo completo a livello internazionale.
Nel preambolo si parla infatti di natura strutturale della violenza contro le donne e si riconosce il verificarsi di un aggravamento della violenza di genere e delle violazioni dei diritti delle donne in caso di conflitti e guerre.

Finora la Convenzione è stata ratificata da Albania, Montenegro, Repubblica Ceca e Turchia, ma affinché diventi operativa dovrà essere ratificata da minimo 10 Stati (almeno 8 componenti del Consiglio d’Europa).
Nei suoi 81 articoli vengono elencati i campi di intervento contro ogni forma di violenza, fisica e psicologica sulle donne (dallo stupro allo stalking, dai matrimoni forzati alle mutilazioni) e vengono fissati gli impegni per la prevenzione, contro ogni forma di discriminazione e per la promozione della “concreta parità tra i sessi, rafforzando l’autonomia e l’autodeterminazione delle donne“.
Gli obblighi degli Stati, oltre alla dovuta diligenza, prevedono l’attuazione non solo di politiche sensibili al genere, ma anche di politiche globali e coordinate volte alla prevenzione attraverso attività di sensibilizzazione ed educazione, alla protezione ed al sostegno tramite servizi di assistenza alle denunce e di supporto generale e specializzato (case di rifugio, linee telefoniche di sostegno).
Per quanto concerne il "diritto sostanziale", la Convenzione prevede l'adozione di misure legislative  destinate a fornire alle vittime adeguati mezzi di ricorso civili nei confronti dell'autore del reato ed adeguati risarcimenti civili.
Alcuni dei provvedimenti di sostegno previsti dalla Convenzione, come i servizi di assistenza e le case rifugio, non sono certo innovativi, visto che anche in Italia esistono già centri antiviolenza e case delle donne maltrattate.


Purtroppo, pur risalendo al lontano 1979, la Convenzione ONU sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione nei confronti delle donne (5) non è stata ancora ratificata da molti Stati, mentre gli studi sociologici più recenti rilevano l'endemicità della violenza contro le donne e la diffusione in tutti i tipi di società, confermando che il cammino legislativo e socio-culturale da percorrere è ancora molto lungo e tortuoso (6).

Forse il problema della violenza contro le donne, risiede nel fatto che, come ha detto Simone de Beauvor, Nessuno è di fronte alle donne più arrogante, aggressivo e sdegnoso dell'uomo malsicuro della propria virilità.


(1) Sul tema dell’aborto selettivo nei paesi asiatici, segnalo il libro della biologa e giornalista Anna Meldolesi: Mai nate : perché il mondo ha perso 100 milioni di donne / Anna Meldolesi. - Milano : Mondadori, 2011. - IX, 193 p. ; 21 cm.
(2) cfr. Lo stupro come arma di guerra in Africa / Pauline Aweto Eze. - Torino : L'Harmattan Italia, 2012. - 99 p. ; 21 cm. (ed. originale inglese "Wartime Rape: African values at crossroads")
Per le conseguenze dello stupro come strategia di guerra (spostamenti e riduzione della popolazione, distruzione del tessuto sociale e delle infrastrutture economiche, diffusione dell’AIDS e delle malattie sessualmente trasmesse) si veda anche Rape as a strategy of war in the Democratic Republic of the Congo / Mukwege, D. M.; Mohamed-Ahmed, Ol.; Fitchett, J. R., in International Health Vol. 2 (2010),issue 3, pp. 163-164 DOI: 10.1016/j.inhe.2010.06.003
Infine Rape in wartime / edited by Raphaelle Branche and Fabrice Virgili.. Basingstoke : Palgrave Macmillan, 2012, è una raccolta di saggi che, sfidando il pudore, affronta casi studio dei confilitti in 14 paesi come Bangladesh, Nigeria, Colombia.
(3) Con il termine violenza di genere si intende una violazione contro donne e minori femmine, basata appunto sul genere, termine che mette in luce la dimensione "sessuata" del fenomeno, perpetrato grazie alla prevaricazione ed alla discriminazione maschile operata storicamente contro le donne.
Come documentazione di base si veda: La violenza di genere su donne e minori : un'introduzione / Patrizia Romito. - Nuova ed. ampliata. - Milano : Angeli, 2011. - 187 p. ; 23 cm.
(4) La convenzione è stata siglata in Turchia  l’11/05/2011. Cfr. il testo al link http://www.giuffre.it/176813/Convenzione_Istanbul_violenza_donne.pdf
(5) Per lo stato attuale delle ratifiche del trattato cfr. http://treaties.un.org/Pages/ViewDetails.aspx?src=TREATY&mtdsg_no=IV-8&chapter=4&lang=en
Sottolineo i comportamento "ambiguo" dei governi: ad esempio la Convenzione ONU del 1979 non è stata ratificata dall'Albania che invece è tra i firmatari della Convenzione di Instanbul del 2013. 
(6)
Principali trattati, protocolli e dichiarazioni internazionali a tutela delle donne:
ONU Convenzione  sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione nei confronti delle donne (1979) - Data di adozione: 18/12/1979 - Data di entrata in vigore: 3/9/1981

ONU: Dichiarazione sull’eliminazione della violenza contro le donne (1993) Data di adozione: 20/12/1993
ONU : Protocollo opzionale alla Convenzione sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione nei confronti delle donne (1999) -  Data di adozione: 6/10/1999 - Data di entrata in vigore: 22/12/2000
OAS (Organizzazione degli Stati Americani): Convenzione di Belém do Pará inter-americana sulla prevenzione, punizione e sradicamento della violenza contro le donne (1994) - Data di adozione: 9/6/1994 - Data di entrata in vigore: 5/3/1995
UA (Unione africana): Protocollo alla Carta Africana sui diritti dell’uomo e dei popoli sui diritti delle donne in Africa (2003) -  Data di adozione: 11/7/2003 - Data di entrata in vigore: 25/11/2005. Per la raccolta di tutti i trattati ONU cfr. http://treaties.un.org/