Di solito non tratto argomenti di cronaca recente, preferisco dare al tempo l’onore della verità, anche perché non credo molto ai giornali ed ai fatti raccontati in seconda o terza mano.
Accolgo però l’invito (sì Cinzia, è merito o colpa tua ...) ad osare maggior impegno critico in questo mio libero scrivere.

E allora parlerò della follia o meglio della persona la cui pazzia ha appena scosso la Francia, ma che in fondo tocca tutti noi, perché tutti aspettiamo l'autobus, camminiamo in strada e relazioniamo con persone "normali" senza pensare all'imprevisto.

Chi è Mohamed Merah, il ragazzo che ha assassinato tre paracadutisti di origini magrebine del 17° reggimento di Montauban, tre bambini ed il professore padre di due di loro, fuori dalla scuola ebraica di Tolosa?  

Apparentemente Mohamed Merah non assomiglia all’idea stereotipata del fanatico fondamentalista: figlio di genitori algerini divorziati, si dibatte tra microcriminalità e teppismo, appassionato di meccanica, con scarsa predisposizione per gli studi, trova lavoro come apprendista in una carrozzeria a Tolosa.
Le testimonianze di amici, vicini e del suo avvocato, Christian Etelin, parlano di un ragazzo normale in jeans e scarpe da tennis, gentile e non particolarmente religioso.

Eppure il “gentile” Mohamed in passato ha collezionato una serie di imputazioni per reati minori (furtarelli, guida senza patente). Le forze dell’ordine ed i servizi segreti francesi inizialmente hanno minimizzato le connessioni col movimento fondamentalista islamico ed l'hanno presentato, non come un terrorista della Jihad, ma come il risultato di una radicalizzazione islamica spontanea ed individuale.

Al di là di quello che le autorità francesi vogliono rivelare, restano i forti dubbi suscitati dai timbri presenti sul suo passaporto e testimonianti un gran numero di viaggi all’estero effettuati in Israele, Siria, Iraq, Giordania e nel novembre 2010 addirittura a Kandahar nel sud dell'Afghanistan (1) e la contraddizione tra la psicologia fragile del ragazzo - descritta dallo psicologo del carcere Alain Penin - (2) ed il carattere dimostrato nella resistenza alle 32 ore d'assedio delle teste di cuoio francesi, che ha poi portato alla sua morte.

La mia impressione è che il fanatismo abbia trovato un terreno fertile nella testa di un giovane privo di certezze e punti fermi, sballottato in famiglie affidatarie quando era bambino, nevrotico e immaturo da adulto. 

Un ideale, anche se sbagliato, per chi non ha una bussola per orientarsi, può rappresentare un universo per cui vivere e persino morire, ancor di più se abbinato al bisogno di lasciare un segno di sé, in un mondo dove sempre più spesso solo gli atti di violenza estrema e plateale rendono protagonisti.

La piazza di Tolosa oggi rende omaggio alle vittime innocenti e con uno striscione in francese, arabo ed ebraico proclama "Vivere insieme: uguaglianza, pluralità, dignità"
Questa mobilitazione che invita alla convivenza pluralista e pacifica è il solo gesto che merita memoria, quale epilogo alla brutta storia di Mohamed Merah, un ragazzo qualunque andato alla deriva ...

(1) Mohamed Merah, un membre actif de la mouvance djihadiste internationale / Yves Bordenave et Jacques Follorou in LE MONDE 22.03.2012
(2) Selon un expert, Merah était psychologiquement «fragile» /Agnès Lecliar in LE FIGARO 23.03.2012

18/01/2015: dopo i fatti di Charlie Hebdo avvenuti lo scorso 07 gennaio a Parigi, la "deriva" sembra ormai estendersi a moltissimi giovani.  Certo l'odio e le ideologie distorte, da entrambe le parti, generano altro odio.
Ma la satira e la libertà di espressione non dovrebbero porsi il limite del rispetto e del buongusto?