Forse non è l'articolo più citato della Costituzione italiana, ma l'art. 53 è il cardine del nostro attuale sistema fiscale e stabilisce che “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività”.

Denaro Mai come ora in tempi di crisi si è sentita l’esigenza di equità fiscale e di giustizia sociale, ma purtroppo mai come ora questa necessità sembra disattesa.

Create ed abolite Irpeg, Invim Ilor e Iciap (sostituita da Irap), dal 1973 il sistema tributario italiano ha una sola costante: l’IRPEF, l’Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche.

Al momento dell’istituzione nel 1973 (Dpr 597/1973), l’imposta aveva 32 aliquote (dal 10 al 72%) e si basava su scaglioni di reddito dai 2 fino ai 500 milioni di lire.  Nel 2011 l’IRPEF si è ormai ridotta a sole 5 aliquote dal 23 al 43%, calibrata su scaglioni di reddito da un minimo di 0-15.000 euro fino ad oltre 75.000 euro.  

Per il 2012 la manovra di risanamento del governo Monti aveva inizialmente previsto la riduzione a sole 3 aliquote, ma poi sono rimasti invariati i 5 scaglioni IRPEF del 2011, anche se in compenso si è introdotto l'aumento delle addizionali comunali e regionali ed un nuovo balzello sulla casa l'IMU (Imposta municipale unica sugli immobili).

La progressività dell’imposizione fiscale e la solidarietà economico-sociale, previste dalla Costituzione, sono dunque compromesse da iniquità del sistema che grava principalmente sui redditi da lavoro dipendente e pensione, mentre non tocca i patrimoni accumulati e che sfuggono al fisco.  
Secondo il rapporto di Lef, associazione per la legalità e l'equità fiscale, sulla struttura dell'Irpef nel periodo 2003-2009, "l'aumento delle aliquote Irpef finirebbe per aumentare l'iniquità, mentre lascerebbe indisturbati quanti hanno accumulato patrimoni anche grazie all'infedeltà fiscale".

Insomma i ricchi saranno sempre più ricchi ed i poveri sempre più poveri, perchè i vantaggi e gli svantaggi tendono ad accumularsi, accrescendo le disparità economiche, sociali e culturali.  Si tratta di quel fenomeno perverso che in sociologia Robert K. Merton definì "effetto San Matteo" (1) e che Daniel Rigney ha illustrato nel suo libro The Matthew effect (2).

Come scrive Giuseppe Dallera, economista dell'Università di Perugia, negli anni Novanta si è assistito ad un progressivo declino delle imposte patrimoniali, tanto che l’imposta sul patrimonio netto è stata abolita in Irlanda (1997) Olanda (2001), Islanda, Finlandia e Lussemburgo (2006), Svezia (2007). A rimpolpare la finanza pubblica son rimaste le property tax ovvero le imposte locali sui patrimoni immobiliari.

Eppure la patrimoniale potrebbe essere un correttivo all'iniquità fiscale, come ci insegna l'eccezione francese rappresentata dall'Impôt de solidarité sur la fortune - ISF (3), che dal 2012 ha una soglia di imposizione di 1.300.000 euro sul patrimonio netto delle sole persone fisiche.

Si tratta di un'imposta che divide il mondo politico francese ed è vista come una "tassa ideologica" dai suoi detrattori,  mentre è invece considerata necessaria per il suo ruolo di giustizia sociale dai fautori. 

A me ispira simpatia solo per come si appella: "Imposta di solidarietà sulla fortuna" Sorridente Sarà perchè non ho mai visto un milione di euro?


(1) Come i talenti della parabola ( "A chi ha sarà dato e sarà nell’abbondanza; e a chi non ha sarà tolto anche quello che ha” , Matteo, 3,12), i vantaggi iniziali di ricchezza, cultura e potere tendono ad accrescersi come una palla di neve, che una volta fatta rotolare su una superficie scoscesa, si amplifica fino a divenire una valanga.

(2) The Matthew effect : how advantage begets further advantage / Daniel Rigney. - New York : Columbia University Press, c2010. - vii, 165 p. ; 22 cm.  
Edizione in italiano: Sempre più ricchi sempre più poveri : effetto San Matteo: perché il vantaggio genera altro vantaggio / Daniel Rigney ; prefazione di Pierangelo Dacrema. - Milano : ETAS, 2011. - XX, 199 p. ; 22 cm.

(3) L'ISF è stata abolita nel 1986 dal governo di destra di Jacques Chirac e reintrodotta nel 1988 dopo la rielezione di François Mitterand.