Il costo delle pubblicazioni scientifiche e le restrizioni e gli embarghi imposti dagli editori, limitando l'efficacia dei servizi bibliotecari e istituzionali, spingono scienziati, ricercatori e studenti a percorrere strade alternative di accesso alle fonti di informazione per la ricerca.
Lo scontro fra il mondo dell’open access e della scienza aperta da un parte e quello del diritto-profitto e delle ragioni economiche dall’altra è inevitabile.
    
In tema di copyryght ciò che è legale è talvolta immorale, tanto che assistiamo al paradosso dell’autore che pur avendo la paternità di un articolo, deve  pagare per ottenere una copia di un proprio lavoro, avendo ceduto i diritti economici all’editore. 
Ecco allora diffondersi una sorta di movimento di “civile” disobbedienza, promosso anche dal Manifesto Guerrilla Open Access (1) di Aaron Swartz a favore della visibilità e della disseminazione della conoscenza, attraverso la pratica di condividere file PDF di articoli scientifici, tramite canali informali e social network, quando non si ha accesso personale o istituzionale ai documenti desiderati. 

La condivisione di contenuti e file, facilitata dalle moderne tecnologie (sistemi di torrenting) e dalla reperibilità in formato digitale di gran parte della recente letteratura scientifica, agevola il risultato positivo delle ricerche ed il fruttuoso recupero di articoli e atti di convegni in tempo reale (2).

Oltre a social network come Academia.edu e ResearchGate, negli ultimi anni è cresciuto l'uso di Twitter nel mondo accademico sia per le inevitabili ricadute nella rete dei contatti professionali, sia nel contesto della revisione e scambio di preprint fra gruppi di lavoro (3).

In ambito anglofono, Stati Uniti e Regno Unito in particolare, a partire dal 2011 si registra il fenomeno di #icanhazpdf (4), che funziona attraverso un semplice meccanismo: il richiedente lancia un tweet con il link, il DOI o la citazione parziale dell'articolo desiderato con l'hastag icanhazpdf (
dallo slang I can haz pdf = I can have an article), indicando un indirizzo e-mail. Successivamente utenti cortesi inviano fuori da Twitter il documento. Una volta ricevuto il paper, il tweet di richiesta deve essere cancellato. Per mantenere l'anonimato delle transazioni sono ovviamente scoraggiati pubblici ringraziamenti.

Da parte degli editori non manca una certa ipocrisia: vista la visibilità e la pubblicità gratuita offerta alle proprie pubblicazioni dalla circolazione delle citazioni bibliografiche in Twitter, è più facile chiudere un occhio sui presunti illeciti di #icanhazpdf.  

Dal punto di vista delle biblioteche #icanhazpdf è stato oggetto di studio per le importanti conseguenze e ricadute che il suo utilizzo comporta in ambito bibliotecario (5): l'incremento artificiale delle statistiche dei download e la riduzione dei numeri dei servizi interbibliotecari, visto che gli utenti ottengono articoli fuori dai canali dei servizi di document delivery, seppur attingendo alle risorse accademiche.

Dall'analisi delle transazioni in #icanhazpdf nei soli primi 4 mesi del 2014 (6) è risultato che il 59% dei documenti richiesti è relativo agli anni 2009-2014, il titolo più "gettonato" è Nature, infine la classe di appartenenza dei documenti è stata in prevalenza "Life and physical science", che annovera titoli dai prezzi più proibitivi.

In verità non bisogna temere la sfida che i nuovi sistemi di recupero delle informazioni lanciano ai tradizionali servizi bibliotecari, perchè tali fenomeni potebbero spronare istituzioni un po' fossilizzate a miglioramenti e rinnovi, anche alla luce del movimento per la scienza aperta e l'open access, contro la privatizzazione e la mercificazione della conoscenza.


Certo non bisogna dimenticare che in ambito istituzionale i lacci della legislazione sul copyright sono un forte limite, ma come diceva Aaron Swartz "There is no Justice, in  following unjust laws" .


(1) Aaron Swartz (1986-2013) tecnologo dell'informazione e programmatore, oltre ad essere l'inventore delle licenze Creative Commons (CC), è stato il promotore del movimento per il libero accesso e nel 2008 ha pubblicato il Guerrilla open access manifesto.

Per il testo con la traduzione in italiano cfr. http://www.chiaramicheli.it/guerrilla-open-access-manifesto-il-manifesto-dellaccesso-libero-di-aaron-swartz/
Per ricordare il genio ribelle Swartz si legga "10 motivi per ricordare Aaron Swartz" di Angela Simone (Wired, gennaio 2014)
http://www.wired.it/attualita/tech/2014/01/10/10-motivi-per-ricordare-aaron-swartz/

(2) Segnalo il libro Twitter per ricercatori di Cristina Rigutto cfr. http://www.cristinarigutto.com/p/libri.html e
https://storify.com/biomug/twitter-per-ricercatori

(3) Sistemi di torrenting (basati sul protocollo peer to peer BitTorrents) per la condivisione di file di grandi dimensioni, permettono lo scambio di full text integrali di biblioteche e archivi digitali.
http://spirs.lib.montana.edu/blog/think-tank-2/bittorrents-in-the-library-alternative-modes-of-content-sharing-think-tank-emerging-technologies-meeting-14/

(4) #icanhatzpdf: civil disobedience?  http://cenblog.org/terra-sigillata/2011/12/22/icanhazpdf-civil-disobedience/
 Interactions: The numbers behind #icanhatzpdf /Jean Liu http://www.altmetric.com/blog/interactions-the-numbers-behind-icanhazpdf/

(5) No library required: the free and easy backwaters of online content sharing / K. Greenhill 
http://espace.library.curtin.edu.au/webclient/DeliveryManager?pid=180950&custom_att_2=direct

(6) Bypass Interlibrary Loan. Via Twitter: An exploration of #icanhatzpdf request / C. Caffrey Gardner & Gabriel J. Gardner
 http://www.ala.org/acrl/sites/ala.org.acrl/files/content/conferences/confsandpreconfs/2015/Gardner.pdf