La vicenda, conclusasi a gennaio, della nave "Akademic Shokalskiy" (1) prigioniera dei ghiacci in Antartide ed un articolo sulla scomparsa della nave da crociera russa "Lyubov Orlova" pubblicato sul New Scientist dello scorso ottobre (2), hanno scatenato la mia curiosità.

Se è vero che considerazioni razionali portano a pensare che dietro ogni scomparsa di imbarcazioni vi siano eventi atmosferici "naturali" come maremoti, tempeste, ghiacci e venti o spiegazioni legate a cause "umane", quali ammutinamenti, pirateria, frodi fiscali e assicurative, a volte nessuna spiegazione ragionevole risolve il mistero di episodi per così dire soprannaturali.

Di fatto nonostante l'ausilio di radar e sistemi satellitari, rintracciare imbarcazioni alla deriva, naufragate o scomparse, seppur coadiuvati dalla moderna tecnologia, risulta ai giorni nostri ancora problematico ed a volte impossibile. Lungo è l'elenco dei natanti svaniti senza lasciare traccia e le leggende fiorite intorno a tali sparizioni risultano impressionanti (3).

Se il vascello fantasma più famoso in assoluto resta il Flying Dutchman ovvero l'Olandese volante (4), il primato, quale nave fantasma più bizzarra, lo detiene il Baychimo, un cargo costruito in Svezia nel 1914 dalla storia veramente singolare ed avventurosa, raccontata da Anthony Dalton nel suo libro Baychimo: artic ghost ship (5).

Con il suo scafo in acciaio destinato a resistere ad iceberg e pack, venne impiegato per decenni dalla Società della Baia di Hudson per il commercio di pellicce con gli Eschimesi ed il rifornimento di viveri e carburante, percorrendo una delle rotte più insidiose del mondo dal Canada fino all'Alaska ed al Mare di Beaufort.
Partito da Vancouver a luglio, agli inizi di ottobre del 1931 il Baychimo rimase intrappolato nel ghiaccio nei pressi di Barrow con a bordo il suo carico di pellami e 36 uomini guidati dal capitano Sydney Cornwell. L'imbarcazione ed il suo equipaggio ingaggiarono quindi un braccio di ferro con l'inverno precoce e col gelo che un giorno allentava la presa, liberando la nave dalla sua morsa e consentendo la navigazione, mentre il giorno dopo rinsaldava la sua stretta, privando gli uomini della libertà di spostarsi e costringendoli a marciare per chilometri in mezzo alla tormenta alla ricerca di un riparo nei rifugi costruiti dalla Società della Baia di Hudson. 
Perdurando la situazione avversa, due aerei vennero a trarre in salvo gran parte dell'equipaggio, mentre il capitano Cornwell ed alcuni dei suoi uomini rimasero a presidiare a terra il cargo con a bordo le preziose merci.
La situazione precipitò ulteriormente il  24 novembre del 1931, quando dopo una terribile tempesta il Baychimo scomparve sotto oltre 20 metri di neve.
Dato per perso definitivamente e naufragato, il Baychimo uscì dalla storia ordinaria per entrare nei racconti leggendari degli Eschimesi dell'Artico quale nave fantasma priva di equipaggio, sopravvissuta a numerosi naufragi ed incredibili tempeste lungo la costa dell'Alaska.
Dal 1932 fino al 1969 vennero registrati innumerevoli avvistamenti non solo da parte di Eschimesi, ma anche di esploratori, commercianti ed aviatori, che incrociarono il suo camino grigio e che a volte salirono a bordo e testimoniarono di aver trovato tutto intatto ed in perfetto ordine.

Non si sa se il Baychimo sia ancora alla deriva, ma certo questa barca ineffabile ed apparentemente inaffondabile ha sfidato sia la natura (incapace di arrestarne la navigazione) che gli uomini, giocando a nascondino per decenni con i loro tentativi di recupero.

 

(1) cfr. http://www.ansa.it/mare/notizie/rubriche/uominiemare/2014/01/02/Antartide-tutti-salvo-52-passeggeri-Akademik_9844873.html

(2) Lost: the ghost ship Lyubov Orlova / Richard Fisher in New Scientist, Vol.  220 (2013), Issue 2937, pp. 44-47

(3) Cito ad esempio il caso dello yacht MV Joyita: il 3 ottobre 1955 salpò da Samoa per le Isole Tokelau: il viaggio richiedeva due giorni al massimo, ma non si ebbero né richiesta di soccorso né alcuna notizia dell'imbarcazione. Il 10 novembre la Royal New Zealand Air Force rinvenne il relitto semi sommerso privo di carico, di equipaggio, senza scialuppe di salvataggio, né giornale di bordo, né sestante. Si ipotizzò una frode fiscale o un attacco di pirateria.
Per saperne di più:
- The Joyita Mystery / Robin Maugham. – London : M. Parrish [1962]. - 119 p. illus. 21 cm.
- Joyita : solving the mystery / David G. Wright. - Auckland, N.Z. : Auckland University Press, c2002.- xvi, 127, [16] p. of plates : ill., map ; c21 cm.
Molto più impressionante, ma anche meno attendibile, è poi la storia dell'Ourang Medan: nel giugno del 1947 la nave venuta in soccorso nei pressi dello Stretto di Malacca, in seguito al lancio dell'S.O.S., trovò tutto l'equipaggio morto congelato, cane di bordo compreso.

cfr. http://en.wikipedia.org/wiki/Ourang_Medan e http://misterorisolto.wordpress.com/tag/mistero/page/3/

(4) La leggenda dell'Olandese volante è forse la più diffusa: con il suo capitano maledetto, costretto a solcare i mari in eterno a bordo del vascello fantasma, ha ispirato scrittori (Edgar Allan Poe) e musicisti (Richard Wagner) e naturalmente il cinema (I Pirati dei Caraibi).

(5) Per un rendiconto dettagliato e per vedere le foto dell'epoca rimando a:
Baychimo : Arctic ghost ship / Anthony Dalton. - Victoria, B.C. Custer, WA : Heritage House, c2006. - 255 p. : ill. ; 22 cm.