Le escursioni in Sicilia regalano sempre un raccolto fruttoso, non solo dal punto di vista gastronomico, ma anche culturale.
La mia ennesima trasferta si è arricchita dei curiosi racconti popolari legati al cosidetto "Castagno dei cento cavalli" (1): l'albero millenario, che si dice sia il più antico d'Europa, si trova nel parco orientale dell'Etna, precisamente nel bosco di Carpineto (comune di Sant'Alfio). 

Il Castagno, oltre a quello dell'antichità, vanta altri primati: è monumento nazionale dal 1965 e dal 2008 fa parte del patrimonio dell'UNESCO come "messaggero di pace".  
Attorno alla corteccia ed alle ramificazioni della sua visibile e reale storia botanica, son fioriti racconti  e leggende dai contorni sfumati.
La versione più accreditata della storia narra che una regina, sorpresa da un temporale durante una battuta di caccia, trovò riparo insieme al suo seguito di cavalieri e dame, sotto i rami di un enorme castagneto.
In barba ad ogni cautela contro i fulmini, col perdurare della tempesta la nobildonna passò anche la notte sotto le fronde del castagno, pare in compagnia di uno o più amanti del suo seguito. 

La fantasia popolare ha poi colorito la leggenda di particolari esagerati, fino a far lievitare a cento il numero dei cavalieri della scorta reale. Incerta è pure l'identità della sovrana: secondo alcuni si tratterebbe di Giovanna d'Aragona, secondo altri dell'imperatrice Isabella d'Inghilterra, terza moglie di Federico II, secondo altri ancora potrebbe trattarsi di Giovanna I d'Angiò, la cui storia verrà collegata all'insurrezione del Vespro (XIV-XV secolo).

Traendo spunto dalle voci del popolo, alcuni poeti hanno cantato la storia del castagno e della regina e fra questi oltre a Carlo Parini, vanno citati Giuseppe Borrello (2) e Giuseppe Villaroel, che furono fra i maggiori poeti dialettali catanesi del XIX secolo.

Nel corso della storia alcune fonti hanno dato per malridotto o estinto il "Castagno dei Cento Cavalli ", ma citando le parole dello scrittore Vincenzo Consolo l'albero resta "un prodigio della natura, una miracolosa sopravvivenza di un profondissimo tempo ... superbo orgoglio di una vita che non si spegne" (3).

Infine un veloce cenno agli aspetti gastronomici che sempre allietano le visite in Sicilia: a chi si venga a trovare nell'agrigentino consiglio due luoghi di ristoro meritevoli di entrare nella leggenda:  La posata di Federico II ad Agrigento (4) e L'Hostaria del Vicolo (5) in quel di Sciacca.

Grazie allo chef Alfonso di lunga esperienza modenese, il primo ristorante è un posto unico dove mangiare carne eccellente, come i sublimi i medaglioni di vitello al nero d'Avola, in luoghi di solito più celebrati per il pesce.

Per assaporare il profumo del mare invece suggerisco l'Hostaria del vicolo, dove Nino, il proprietario, ti accoglie con discreta gentilezza, ma poi si fa in quattro per soddisfare ogni richiesta anche fuori menù. La qualità degli alimenti cucinati e serviti (dal pane alla pasta, dai pesce freschissimo ai dolci della casa) rendono ragione del fatto che il ristorante sia fiduciario Slow Food per la condotta di Sciacca.


(1) cfr. http://it.wikipedia.org/wiki/Castagno_dei_Cento_Cavalli e http://www.prolocosantalfio.it/ilcastagno100cavavalli.htm
(2) « Un pedi di castagna tantu grossu
ca ccu li rami so'forma un paracqua
sutta di cui si riparò di l'acqua, di fùrmini, e saitti
la riggina Giuvanna ccu centu cavaleri,
quannu ppi visitari Mungibeddu vinni surprisa di lu timpurali.
D'allura si chiamò st'àrvulu situatu 'ntra 'na valli lu gran castagnu d'i centu cavalli. »

(3) in Specchio inserto de' La Stampa del 16/10/1999

(4) http://www.tripadvisor.it/Restaurant_Review-g194662-d1931016-Reviews-La_Posata_Di_Federico_II-Agrigento_Province_of_Agrigento_Sicily.html

(5)
http://www.hostariadelvicolo.it/