Ebbene come tutti gli anni, per motivi familiari, nel mese di luglio mi godo un soggiorno in Sicilia. 
Sconfitta più dalla pigrizia che dalle temperature prossime ai quaranta gradi, ho investito parte delle mie energie nell'onorare con sano appetito la generosa cucina che si riserva agli ospiti e parte in nuotate (brevi) ed immersioni (lunghe). Ora mi spiace contraddire chi mette in relazione la "panza" citata nel titolo con la mia persona e la "prisenza" con la mia vacanza, ma non è così o almeno non del tutto Occhiolino.

Parlando di Panza e prisenza, mi riferisco invece all'ultimo libro pubblicato dalla scrittrice palermitana Giuseppina Torregrossa (1), la quale si cimenta per la prima volta con il poliziesco,  avvicinandosi a Camilleri sia per il genere che per i sicilianismi, ma riuscendo singolare ed unica nella sua scrittura caratterizzata da ironia, erotismo e cucina. 

Il romanzo è ambientato a Palermo durante un’estate rovente: un noto avvocato, tale Ruggero Maddaloni, viene ucciso a bastonate proprio davanti al Palazzo di Giustizia. 
Si tratta di un omicidio eccellente, la cui notizia si diffonde per la città grazie agli informatori in "una fitta rete di suoni”.
Il commissario Maria Teresa Pajno, detta Marò, riceve per la prima volta l'incarico di un'indagine importante e viene quindi supportata dal questore Lobianco e dal sostituto commissario Rosario D’Alessandro (Sasà). I tre, legati da una profonda amicizia, nata durante i primi anni di servizio in Aspromonte, sono protagonisti di un triangolo amoroso che troverà compimento solo alla fine della storia, quando la  formosa commissaria potrà finalmente concedersi, senza ferire nessuno dei due.
Marò è anche un'ottima cuoca ed i suoi piatti prelibati sono descritti nelle sette ricette presentate nel libro e corrispondenti alle sette cene con ospite Sasà, il quale come recita il titolo porta solo "panza e prisenza”, se stesso e il suo appetito. 

Le pagine di questo lungo racconto scorrono velocemente e piacevolmente, evocando luoghi, tradizioni (la festa di Santa Rosalia) e costumi tipici della Trinacria. Certo leggere di Sicilia, trovandosi sul luogo dà un valore aggiunto alla lettura, ma si può sempre supplire con l'immaginazione.   

Giuseppina Torregrossa, afferma di non sentirsi scrittrice, ma di raccontare "cunti siciliani" ovvero storie impregnate di colori, sapori e abitudini della sua Sicilia,  terra ricca di contraddizioni, dove -come ci ha insegnato Sciascia- il più delle volte non si può fare giustizia, “al massimo un po’ d’ordine”.

Parole che suonano ancora più amare e vere a vent'anni dalla strage di via d'Amelio, luogo dell'assassinio del magistrato Paolo Borsellino e della sua scorta il 19 luglio 1992.


(1) nata a Palermo nel 1956, la scrittrice vive tra la Siclia e Roma dove ha esercitato per due decenni la professione di ginecologa, occupandosi tra l'altro di prevenzione. Oltre a Panza e prisenza / Giuseppina Torregrossa. - Milano : Mondadori, 2012. - 189 p. ; 20 cm. la bibliografia dell'autrice comprende:
- Il  conto delle minne : romanzo / Giuseppina Torregrossa. - Milano : Mondadori, 2009. - 315 p. ; 23 cm.
- L'assaggiatrice / Giuseppina Torregrossa. - Soveria Mannelli : Rubbettino, 2010. - 151 p. ; 22 cm.
- Manna e miele, ferro e fuoco : romanzo / Giuseppina Torregrossa. - Milano : Mondolibri, stampa 2011. - 382 p. ; 23 cm.