Almeno una volta l'anno si dovrebbe andare in pellegrinaggio a Parigi: ogni visita regala rinnovate emozioni e nuove scoperte di scorci inusuali (il lungo Senna visto da Quai de Grenelle), di spettacoli inaspettati (il Cirque d'Hiver), di locali godibili e d’atmosfera (il bistro Royal Turenne nel quartiere Marais).

La piacevole rivelazione della mia ultima visita nella Ville Lumière è il museo dell'Orangerie, lo spazio più discreto del grande panorama museale parigino, riaperto al pubblico nel 2006 dopo anni di lavori di ristrutturazione, deve il suo nome alla sua destinazione originaria: una serra del giardino del palazzo delle Tuileries (1).   

All'imponenza dei 16 km di gallerie del Louvre, si contrappone la leggerezza dell'Orangerie, museo unico nel suo genere, nato nel 1927 come spazio espositivo, ospita ora alcune tele del ciclo delle  ninfee di Claude Monet e conserva a partire dagli anni Sessanta la collezione Guillaume che spazia dagli impressionisti Cézanne e Renoir, a Matisse, Picasso e Modigliani.

Al piano terra uno spazio raccolto accoglie il visitatore e lo introduce, quasi come in una casa museo, in una stanza completamente bianca (detta camera di “decompressione” ) che precede e prepara alla visione incantata dei colori dei fiori e della vegetazione, dei riflessi delle ninfee danzanti nell'acqua, dipinti da Monet nelle varie ore del giorno nel suo giardino di Giverny in Normandia. 

Le grandi tele con le ninfee sono esposte senza cornici su pareti ovali e l’allestimento fa perdere il concetto di spazio, dilatando le immagini in un’immersione totale nella natura, dove acqua, aria, cielo e terra sono mescolati senza confini né orizzonti.


Al piano interrato invece si possono ammirare i quadri della collezione di Paul Guillame (2) che si distinse fra i mecenati dell’epoca per la sua passione per l’arte africana e per la volontà di condividere e rendere pubblico il patrimonio di arte moderna acquisito, facendo donazioni ad alcuni musei nazionali.

All’Orangerie la collezione Guillame è esposta secondo l’esatta disposizione nell’appartamento della vedova in Rue du Cirque, che ospitò la collezione fino al 1960. Oltre a ritratti (ad es. il Novo Pilota di Modigliani) e qualche natura morta (Pommes et biscuits di Cezanne, Il tavolo di cucina di Derain), molte delle pitture esposte testimoniano il ritorno alla raffigurazione classica del corpo umano in una sorta di riconciliazione tra avanguardia e tradizione (ad esempio la bagnante di Renoir e quella di Picasso, Les Trois Sœurs di Matisse), mentre le figure tormentate ed i paesaggi dalle pennellate convulse di Soutine ed Utrillo  apportano una nota di drammaticità alla raccolta.

Il pregio maggiore del Museo dell’Orangerie è la capacità di offrire una panoramica d’arte di qualità in uno spazio confortevole e intimo, lasciando i visitatori soddisfatti e leggeri.

(1) La costruzione originaria  risale al 1853 ad opera dell’architetto Bourgeois ed è una struttura gemella della Galerie  Nationale du Jeu de Paume, ubicata nella zona nord-ovest del Jardin des Tuileries.

(2) Paul Guillame inizia la sua carriera esponendo statue africane in una vetrina del garage in cui lavora come impiegato, per divenire poi venditore d’arte, collezionista e personaggio di spicco dell’ambiente artistico degli anni Venti. Morirà poco più che 40enne nel 1934.