Caro papà,
son gia' passati due anni, ma oggi il dolore riaffiora in superficie come la lava di un'eruzione vulcanica.
Mi sembra che la cognizione del tempo si perda e mi ritrovo con te bambina a prendere castagne nel bosco ed a camminare per i sentieri delle montagne lariane. 

Mi hai insegnato ad amare la semplicità, ad apprezzare le conquiste meritate, a conoscere il valore inestimabile della dignità.

Ti voglio ricordare fiero ed elegante a Milano col cappotto invernale ed il cappello, mentre tenevi stretta la ventiquattrore contenente la mia tesi, non certo nel letto di ospedale, dove la malattia e la vecchiaia hanno infierito su di te.

I tuoi occhi parlavano e noi ci siamo riconciliati ed abbiamo cancellato tutte le passate incomprensioni.
Cercavi i baci del congedo e chinavi di lato la testa esponendo la guancia, un po' come fanno i gatti quando col capino danno colpetti sulle gambe in cerca di carezze.

Io che dormo senza sognare o meglio non ricordo mai i sogni, poco tempo fa ti ho sognato: mi venivi incontro a braccia aperte ed eri sorridente e contento.

Spero sia veramente così ... 
Ciao papà!