La sedia della felicità, l'ultimo il film di Carlo Mazzacurati (1), è una commedia gradevole e divertente, che regala risate e sorrisi ironici, senza traccia della malinconia tipica del regista padovano, noto per pellicole come La giusta distanza, ma meno conosciuto come attore (in film di Nanni Moretti) e sceneggiatore (ha collaborato a Marrakech Express).

Nel  cast, oltre al tatuatore Valerio Mastrandrea e all'estetista Isabella Ragonese, catapultati in terra veneta, spicca Giuseppe Battiston nel ruolo di un prete allo sbando a causa del video poker.

Mazzacurati, recentemente scomparso, forse per un presentimento, riunisce qui tutti i suoi attori preferiti: oltre al già citato Battiston, appaiono in una breve scena Fabrizio Bentivoglio e Antonio Albanese, quali televenditori di improbabili quadri di un pittore di montagna (imperdibili croste come "El mi cagneto" e "El mi fradel", in puro stile Teomondo Scrofalo).

La trama si sviluppa a partire da un evento fortuito: l'estetista Bruna (tradita dal fidanzato e vessata dai debiti) assiste in carcere, alla presenza di padre Weiner, alla confessione di una detenuta morente (Norma Pecche alias Katia Ricciarelli).

La rivelazione dell'esistenza di un tesoro in gioielli, nascosto dentro una delle sedie buone del suo salotto, scatena un'esilarante ricerca delle seggiole (raccapriccianti sedili in legno dalla forma a testa d'elefante e con imbottitura zebrata), vendute ad un'asta giudiziaria e disperse per la provincia veneta.

Tra sedute spiritiche, incontri con personaggi improbabili (l'erotomane del tribunale, il mago Kasimir), visite a pescherie, ristoranti cinesi e fiorai, assistiamo alle rocambolesche avventure dei nostri, prima rivali, poi alleati in un'involontaria caccia al tesoro.

E mentre davanti ai nostri occhi scorre la vita di tutti i giorni, con i comuni problemi familiari (il divorzio di Dino) ed economici (i debiti di Bruna e di padre Weiner), a fare da cornice alla storia, lo scenario paesaggistico a volte straordinario della laguna veneziana, altre volte ordinario e decadente della provincia, fino all'inattesa conclusione nel trionfo panoramico delle Dolomiti.

La cinematografia di Carlo Mazzacurati è basata su storie semplici di personaggi perdenti, confusi e travolti dalla vita.
Un cinema senza troppi effetti speciali (orso a parte ...), ma capace di sorprenderci con la forza della casualità.

Mi piace concludere rubando le parole scritte da Fabio Ferzetti sul Messaggero (2): La sedia della felicità è un "documentario fantastico sul nostro irriconoscibile Nordest. Una commedia svitata zeppa di figure strampalate e folgoranti ... Crudele paradosso: il film più vitale della stagione lo ha fatto un regista scomparso".

(1) Carlo Mazzacurati (1956-2014) fra i primi allievi nel DAMS degli anni Settanta, debutta come regista nel 1987 con "Notte italiana" (prodotto dalla neonata Sacher Film di Moretti). Nel 2011 viene nominato Presidente della Fondazione Cineteca di Bologna.
Cfr. http://it.wikipedia.org/wiki/Carlo_Mazzacurati

(2) cfr. http://m.ilmessaggero.it/m/messaggero/articolo/spettacoli/651798

FILMOGRAFIA
Vagabondi (1980) 
Notte italiana (1988)

Il prete bello (1989)
Un'altra vita (1992)
L'unico paese al mondo (1994)
Il toro (1994)
Vesna va veloce (1996)
L'estate di Davide (1998)
Ritratti: Mario Rigoni Stern (1999) – Documentario
La lingua del santo (2000)
Ritratti: Andrea Zanzotto (2000) – Documentario
Ritratti: Luigi Meneghello (2002) – Documentario
A cavallo della tigre (2002)
L'amore ritrovato (2004)
La giusta distanza (2007)
La passione (2010)
Sei Venezia (2010) – Documentario
Medici con l'Africa (2012) – Documentario
La sedia della felicità (2014)